mercoledì 28 novembre 2007

The descent - Discesa nelle tenebre

Anno: 2005
Regia: Neal Marshall
Distribuzione: Time Code

Sarah ha subito un grave trauma psicologico quando ha assistito impotente alla morte improvvisa del marito e della figlia. Da quel triste episodio è trascorso un anno. Per farle superare il trauma e incoraggiarla a ricominciare a vivere, sua sorella Beth le propone di unirsi alle amiche di sempre per una piccola spedizione speleologica. Timidamente la ragazza accetta, ma una volta addentratasi nel buio delle caverne, la sua escursione si trasforma in un incubo…

L'inglese Neal Marshall, che col suo primo lungometraggio “Dog Soldier” si è guadagnato la fama di regista di culto, dirige “The descent – Discesa nelle tenebre”, titolo altisonante per un film horror tra i migliori degli ultimi anni.
Una sfida avvincente quella vinta dal regista, anche grazie all’abile lavoro dello scenografo Simon Bowles, efficace nel ricostruire negli studi di Pinewood, una grotta fatta di antri oscuri, cunicoli claustrofobici e ampi saloni rocciosi. La regia di Marshall segue le vicende di Sarah e le sue compagne con uno stile lucido ed efficace mentre la sceneggiatura asseconda una vicenda letteralmente al “limite”: la semplice passione per gli sport estremi non pare essere una motivazione sufficiente da giustificare la scelta delle ragazze di avventurarsi in una grotta sconosciuta, ma in “The descent” un tale difetto narrativo mina solo in parte la riuscita di un film che, nel suo genere, sfiora la perfezione.

Sempre teso e avvincente “The descent” trascina le sue protagoniste, e con esse gli spettatori, in un autentico viaggio all’inferno dantesco, dove l’unica meta possibile è la perdita totale di umanità. Perfettamente a metà strada tra “Predator” e “Alien”, “The descent- Discesa nelle tenebre” è un gioiello del cinema horror, un genere in cui si ricomincia, finalmente, a respirare aria nuova.

Diego Altobelli (10/2005)
estratto da http://www.tempimoderni.com/db/dbfilm/film.php?id=1382

martedì 27 novembre 2007

Pulse

Anno: 2006
Regia: Jim Sonzero
Distribuzione: Eagle Pictures

Ispirato a una pellicola horror giapponese del 2001 dal titolo emblematico di "Kairo", "Pulse" è il primo film di Jim Sonzero, regista dalla palese impostazione televisiva. Cavalcando l'onda modaiola che vede arrivare sul grande schermo cantanti e idol dello Star Sistem di quell'America che vede MTV, anche "Pulse" può fregiarsi della prestante presenza di una cantante famosa tra gli adolescenti: Cristina Millian, qui alla sua prima apparizione.

Una misteriosa serie di suicidi sembra affliggere il Mondo. Dapprima l'opinione pubblica pensa si tratti di semplici coincidenze o casualità, e non dà il giusto richiamo al problema, ma ben presto la gente, ritrovatasi decimata nel giro di poche settimane, si accorge che qualcosa di molto più profondo è in atto: una forza misteriosa e implacabile mira all'estinzione della razza umana. Una giovane ragazza universitaria è tra le prime a rendersene conto e, indagando sul suicidio del suo ex fidanzato, scopre che un misterioso virus tecnologico risucchia la "voglia di vivere" delle persone collegate a un qualunque computer. Mettersi in salvo da tale sciagura non sarà facile...

Spunti apocalittici al servizio di una sceneggiatura povera e poco ispirata. In "Pulse" quel poco che c'è di buono viene annebbiato totalmente da dialoghi che sembrano scritti affrettatamente e, comunque, decisamente poco ispirati. Una buona fotografia, che in ogni caso rimane sugli standard da videoclip, e uno spunto interessante, suggerito prima ancora che da "Kairo" da un famoso anime giapponese dal titolo "Serial Experiment Lain", non bastano affatto a salvare una pellicola confusa che a tratti sfiora il ridicolo. La regia dal canto suo non offre davvero nulla di nuovo al genere horror: lunghe attese, silenzi prima di urla, inquadrature frontali, un lavoro che può essere considerato un summa, un riepilogo, di tutto ciò che già è stato fatto e visto.

Se il film offre poco dal punto di vista delle idee, lasciando quelle poche che ci sono in sospeso, anche la recitazione non può essere considerata a un livello sufficientemente accettabile. Gli attori e le attrici non appaiono affatto interessati alla vicenda, recitando in modo accademico e, a tratti, distaccato. Finzione nella finzione.
Unica curiosità è la presenza di Ian Sommerhalder, idolo delle teenager e protagonista nei panni di Bun nella serie "Lost": un attore che, bella presenza a parte, promette di crescere molto.

"Pulse" delude le aspettative: povero di tecnica, di trama, e di pathos narrativo. Un film debole (a differenza dell'originale da cui trae ispirazione), come l'idea di un virus che uccide tramite un cellulare.

Diego Altobelli (09/2006)
estratto da http://filmup.leonardo.it/pulse.htm

The ring 2

Anno: 2005
Regia: Hideo Nakata
Distribuzione: UIP

Dall'originale Ringu sono passati sette anni e ormai è storia: la pellicola giapponese è diventata oggetto di culto in tutto il mondo. Ringu ha affascinato grazie all'innovativa trama incentrata su un videotape la cui maledizione uccideva chiunque lo guardasse, ma non solo. Ringu, introducendo l'elemento para-psicologico nella trama, ha imposto il modo di intendere la paura orientale nelle menti di tutto il pubblico occidentale, aprendo così il mercato a molti film asiatici che hanno potuto godere di una distribuzione più coraggiosa e, a volte, di interessanti rifacimenti.

Oggi Hideo Nakata si prepara a presentare al grande pubblico il seguito di The Ring, in una tendenza inaugurata con un altro film, The Grudge, che vede gli stessi registi degli originali prendere le redini nelle trasposizioni d'oltreoceano.

Sono trascorsi sei mesi dagli eventi drammatici che hanno sconvolto la vita di Rachel Keller e di suo figlio Aidan. I due hanno lasciato Seattle per cercare tranquillità nell'Oregon a Astorian, una piccola comunità sul mare. Qui credevano che il ricordo di Samara e della sua triste storia legata alla video cassetta maledetta non li avrebbe raggiunti. Invece in paese accadono misteriosi omicidi e il ritrovamento di un curioso videotape sul luogo dei delitti non lascia alcun dubbio a Rachel: Samara è tornata, decisa a portare a termine il suo diabolico piano di morte.

Il talento di Hideo Nakata è innegabile: la regia di The Ring 2 è nitida, anche se quasi scontata nella forma, e trasmette un senso di palpabile inquietudine a tutta la visione. La trama, di contro, è priva di vera ispirazione: l'originale modello narrativo del cerchio infinito di visione e morte infatti, non basta più ad una storia che, oggi, risulta troppo legata ad un'idea, e a una tecnologia, superata. Insomma, malgrado il realismo e la professionalità delle recitazioni, soprattutto quella del monumento Sissy Spacek, il film purtroppo è debole. Un soggetto che, dopo numerosi seguiti, rifacimenti, trasposizioni fumettistiche e televisive, comincia ad accusare un po' di stanchezza.

Diego Altobelli (2005)
estratto da http://www.tempimoderni.com/db/dbfilm/film.php?id=1265

Th Grudge

Anno: 2004
Regia: Takashi Shimizu
Distribuzione: 01 Distribuzione

L'americana Karen, una giovane studentessa universitaria, si trova in Giappone per uno scambio culturale. Una mattina le viene offerto di sostituire un'infermiera che presta servizio domiciliare ad un'anziana signora, Emma, ridotta a vivere in uno stato catatonico. La ragazza finisce per accettare senza troppi problemi. All'interno della villa però regna un inspiegabile disordine e strani rumori sembrano provenire dalla soffitta... Karen scoprirà presto che in quella casa si nascondono terrificanti presenze ultraterrene.

The grudge nasce nella terra del Sol Levante da una serie di film intitolati Ju-on e girati dallo stesso regista Takashi Shimizu. Contattato da Sam Raimi, il regista giapponese ha accettato di girare questo remake per l'America, ambientandolo nella sua patria, negli stessi luoghi e con i personaggi che avevano caratterizzato gli altri due film. L'operazione commerciale, che segue una moda iniziata con The ring, è insolita, ma funziona: il film diviene uno strano mix tra un mero remake, con un paio di scene riprese quasi identiche dagli originali, e un nuovo episodio della serie, riuscendo a spiegare alcuni particolari narrativi che venivano lasciati volontariamente irrisolti nei precedenti due capitoli. Chi ha visto i vari Ju-on potrebbe notare questa particolare crisi d'identità da parte del film, una sensazione che però non mina in modo sostanziale la visione dello spettacolo.

The grudge cela un'incredibile suggestione visiva. Shimizu possiede la capacità innata di fotografare la paura, di fermarla, di rallentarla come fosse un respiro soffocato. Con un ritmo quasi estenuante le sue immagini divengono visioni collettive di paure presenti nell'animo umano: il buio, la scoperta, la solitudine, tutto viene trasformato visivamente in Cinema. Un cinema fatto di allusioni, o illusioni, di miraggi, un cinema che indaga all'interno dell'immagine stessa cercando particolari che sembra mostrare e poi nasconde, in attesa di essere scoperti nuovamente. La paura diviene dunque questa: sapere che vi è qualcosa che non si ha voglia di vedere, di riconoscere. Poi il sonoro: distorto, alieno, disturbante, quasi ossessivo nella sua parte psicologica/narrativa. Questo dualismo, questo sapiente utilizzo di sonoro e immagine rende The grudge un film eccellente, un nuovo punto di riferimento del genere, senza mezzi termini.

Diego Altobelli (11/2004)
estratto da http://www.tempimoderni.com/db/dbfilm/film.php?id=1064

Genere - Horror

28 settimane dopo (2007)
30 giorni di buio (2008)
Alta tensione (2005)
Boogeyman 2 (2008)
Chiamata senza risposta (2008)
Drive Angry (2011)
Grotesque (Gurotesuku) (2009)
Hostel - part II (2007)
Il mai nato (2009)
Joshua (2008)
L'ultimo esorcismo (2010)
La Horde (2010)
La maschera di cera - House of wax (2005)
La setta delle tenebre (2008)
Lake Mungo (2008)
Let me in (2010)
Nightmare detective (2006)
Paura - 3D (2012)
Pulse (2006)
Rec (2008)
Rec 2 (2009)
Ruins - Rovine (2008)
Saw - L'enigmista (2004)
Saw IV (2008)
The descent - Discesa nelle tenebre (2005)
The Grudge (2004)
The Poughkeepsie tapes (2007)
The ring 2 (2005)

Nightmare detective - Akumu tantei

Anno: 2006
Regia: Shinya Tsukamoto
Distribuzione: Minerva Pictures

Affresco visionario a metà strada tra "Nigthmare- Dal profondo della notte" di Wes Craven e il "Tetsuo" del regista Shinya Tsukamoto, lo stesso autore di questo "Akumu Tantei - Nightmare detective". Proseguendo il tema dell'"urbanizzazione nell'uomo" cominciato con "Snake of June" e approfondito nel film premio Orso d'Argento al Fantasy Film Festival di Berlino nel 2005 "Vital", Tsukamoto fonde la realtà della Tokyo di oggi con la paura della morte, qui vista attraverso il suicidio e come liberazione della sofferenza umana.

Keiko Kirishima è un'abile poliziotta appena trasferitasi nel reparto investigativo della polizia di Tokyo. Purtroppo il primo caso non è dei migliori: due casi di suicidio legati tra loro da un'ultima telefonata fatta dalle vittime allo stesso numero di telefono registrato con la lettera "O". Keiko e il suo collega Wakamiya decidono di chiedere aiuto a un medium, e contattano così Kyolchi, conosciuto anche come "Nightmare detective" per la sua capacità di entrare nei sogni delle persone in procinto di morire. Quando anche Wakamiya muore in seguito alla telefonata fatta, per Keiko comincia un suo personalissimo incubo, che la porterà faccia a faccia con l'assassino...

Troppo facile relegare il film di Tsukamoto tra i B-movie presenti nel panorama degli horror nipponici. "Akumu tantei" cerca di penetrare più a fondo nelle conoscenza dello spettatore indagando negli incubi dei suoi personaggi e in quelli della società moderna, troppo distratta nel traffico della vita di tutti i giorni per accorgersi dell'intima sofferenza del singolo individuo. Nella pellicola di Tsukamoto c'è la violenza, quella cruda e "pasticciata" vista in "Tetsuo", ma anche la solitudine, del tutto metropolitana, di "Snake of June", e in questi elementi tenta di trovare una via d'uscita, proprio come si cerca un'uscita da un incubo. Una regia realizzata utilizzando una telecamera a mano e non una vera camera cinematografica, unita a una fotografia per lo più monocromatica, che alterna colori caldi e freddi con giusta misura semantica, nell'ambito della scena in cui si inserisce, rende il film un interessante esperimento onirico. Purtroppo, se la regia è degna di nota, la sceneggiatura, e più in generale la trama stessa, non convince troppo perdendo per strada un ottimo spunto "fumettistico" nel vorticare confuso di omicidi e sogni. E' così che un bel trhiller d'autore diventa, in buona sostanza, l'auto celebrazione di un artista visionario.

Davvero efficace la colonna sonora: pregna di pezzi angoscianti dalle influenze punk-rock. Musica che aiuta non poco ad entrare nello spirito del film. Da ascoltare.

Un B-movie, ma d'autore. In "Akumu tantei" ci sono tutti gli elementi che hanno reso celebre il regista giapponese Shinya Tsukamoto: violenza, angoscia, solitudine, frenesia, sesso e metropoli, il tutto unito dal collante onirico della trama. Un film che potrebbe diventare "di culto" per gli amanti del cinema giapponese, ma che si perde, a livello narrativo, nello stesso sogno del regista.

Diego Altobelli (10/2006)
estratto da http://filmup.leonardo.it/nightmaredetective.htm

Milano-Palermo: il ritorno

Anno: 2007
Regia: Claudio Fragasso
Distribuzione: Buena Vista

Claudio Fragasso torna dietro la cinepresa con il seguito di "Palermo-Milano: solo andata". Questa volta, la stessa scorta che aveva accompagnato Leofonte, il ragioniere della mafia, in carcere, dovrà scortarlo in Sicilia, dove potrà ricominciare una nuova vita. Ma sulle sue tracce c'è Rocco Scalia, figlio del boss defunto, pronto a tutto per ripagare il torto subito. Il viaggio "di ritorno", sarà lungo e faticoso...

...Purtroppo anche per il pubblico. Per "Milano-Palermo: il ritorno" Claudio Fragasso sceglie lo stesso cast televisivo del precedente episodio, annichilendolo, semmai, con facce nuove provenienti dalla fiction come Simone Corrente e Gabriella Pession. Contando su un soggetto fracassone all'insegna di sparatorie e frasi urlate, Fragasso confeziona un lungo episodio di "Distretto di Polizia" riprendendo i suoi stessi tempi e stili narrativi. Purtroppo, al bravo Fragasso, bisogna ricordare che non basta dare a un manipolo di uomini una pistola e ordinargli di sparare alla rinfusa davanti la telecamera per realizzare un film di genere. Bisogna poter contare anche su un buon soggetto, magari privo di buchi di trama, su una sceneggiatura non banale e, semmai, su attori un poco più partecipi a ciò che succede sullo schermo.

Ecco quindi "Milano-Palermo: il ritorno": un film corrotto dagli echi delle fiction, dei reality, e dei tele-dipendenti. In Italia si fa sempre più fatica a produrre Cinema, investendo sulla Fiction televisiva che rischia di corrompere tutto, anche le buone idee. E infatti il film di Fragasso mirava ambiziosamente a rilanciare "il cinema di genere in Italia" (citando le parole dello stesso regista), ma fallisce miseramente in un mare di confusione e nella totale assenza di metodo.
Il Cinema non è la televisione. E per realizzare un buon film (genere o non genere) bisogna saper fare Cinema, utilizzando i suoi metodi e sfruttando i suoi tempi: “Milano Palermo: il ritorno”, quantomeno, riesce a ricordarci questo.

Diego Altobelli (11/2007)
estratto da http://www.tempimoderni.com/db/dbfilm/film.php?id=1775

Factory girl

Anno: 2007
Regia: George Hickenlooper
Distribuzione: Moviemax

Personaggio sfruttato, icona della pop art, musa ispiratrice, ragazza sfortunata. In questi e in molti altri modi si può definire il personaggio di Edie Sedgwick, una fanciulla tanto bella da divenire l’amore segreto di Andy Warhol. E fu proprio lui, infatti, a scoprirla e a farne un personaggio di successo degli anni Sessanta. Purtroppo la giovane e ingenua Edie, non immaginava che come lui l’aveva fatta diventare una stella, lui poteva anche distruggerla…

Pellicola che ha suscitato moltissime polemiche e la cui uscita nelle sale è stata più volte messa a rischio dalle minacce di denuncia da parte dei personaggi presi in causa. Bob Dylan, ad esempio, ha minacciato a più riprese di denunciare tutto il cast se il film fosse stato distribuito nei cinema.
Ma “Factory girl”, malgrado le denuncie e le polemiche, si rivela essere un bel film biografico. Drammatico, semmai spietato in una narrazione che tende a stereotipare un po’ troppo i personaggi rappresentati, ma molto curato, sia per la ricostruzione dei fatti e delle ambientazioni, sia per la regia. Quest’ultima, affidata a George Hickenlooper, viene caratterizzata da immagini sporche, rigate, graffiate, come se ci fosse la volontà di richiamare le pellicole underground girate da Andy Warhol come “Vinil”, in cui prendeva parte proprio la giovane e bellissima Edie Sedwick. A vestire i panni della protagonista incontriamo Sienna Miller: interpretazione intensa la sua, che non raggiunge l’autenticità espressa dal volto della Sedwick (irraggiungibile), ma che riesce comunque a risultare credibile e appassionante. Nel difficile ruolo di Andy Warhol troviamo invece Guy Pierce, la cui parte impressiona per la cattiveria con cui segna ogni atteggiamento dell’artista “Re” della Pop Art. Diabolico, infelice, contraddittorio e anaffettivo: il suo Andy Warhol è un vero concentrato di malvagità.

Contando su un cast di bravi attori, quindi, e una storia intrigante “Factory Girl” è un film ben girato, intenso e che racconta (onestamente) un episodio scomodo della Pop Art: “un’altra faccia” della cultura della bellezza e delle icone. Forse stereotipa un po’ troppo i personaggi, rendendoli didascalici, ma la sceneggiatura regge e il film coinvolge.
Di Hayden Christensen, l’attore che interpreta un musicista in tutto e per tutto somigliante a Bob Dylan, non parliamo. Non tanto per l’interpretazione in sé, onesta e nulla più, quanto per non correre il rischio di imbattersi in denuncie da parte di terzi… Con questi artisti, non si sa mai!

Diego Altobelli (11/2007)
estratto da http://www.tempimoderni.com/db/dbfilm/film.php?id=1774

Fred Claus - Un fratello sotto l'albero

Anno: 2007
Regia: David Dobkin
Distribuzione: Warner Bros.

Alle volte avere un fratello può essere una cosa antipatica. E’ il caso di Fred Claus, fratello maggiore del più famoso Nicholas, conosciuto anche come Babbo Natale o Santa Claus. I due non si parlano più da anni, ma quando a Fred servono cinquanta mila dollari per aprire una sala giochi davanti Wall Strett, l’unica persona a cui può chiedere aiuto è proprio suo fratello Nicholas. Quest’ultimo accetta, ma ad una sola condizione: che nel prossimo Natale lo aiuterà a preparare i doni per i bambini...

Dopo lo scoppiettante “Due single a nozze” David Dobkin torna dietro la cinepresa per cimentarsi con le questioni natalizie. E lo fa proponendo un soggetto affatto scontato, arricchito semmai da attori bravissimi come Vince Vaughn, Paul Giamatti, Kathy Bates, e Kevin Spacey. Anche se un pò sfilacciato sul piano della continuità narrativa, "Fred Claus" propone idee spassose e sketch irriverenti. Su tutti spiccano due momenti: il primo in cui Fred si reca al consultorio per fratelli bistrattati, trovandosi a consolare le “versioni povere” di Sly Stallone, Bill Clinton e William Baldwin (quello vero!); e il secondo in cui Kevin Spacey (già Lex Luthor nel blockbuster “Superman”) rivela a Santa Claus di aver sempre desiderato un mantello rosso come quello del supereroe dei fumetti. Insomma, malgrado si abbia la sensazione di aver di fronte un film che non riesce ad amalgamare bene l’impasto narrativo, un pò troppo lungo e a tratti fracassone, “Fred Claus” convince, intriso com’è di comicità surreale.

Degli attori abbiamo già accennato, ma due nomi meritano un trattamento speciale: Kevin Spacey, la cui interpretazione, oltre a confermare il talento di un attore completo, dona alla pellicola una sferzata intrigante; e Paul Giamatti (presente anche in “Il diario di una tata” di prossima uscita), attore che negli ultimi anni è andato comparendo sempre di più confermando di volta in volta le sue qualità attoriali. Entrambi, comunque, straordinariamente versatili, convincenti, e mai stancanti.

Diego Altobelli (11/2007)