sabato 7 luglio 2012

The Amazing Spider-Man

Anno: 2012
Regia: Marc Webb
Distribuzione: Sony

Non ne avevo mai parlato prima, ma c’è un motivo per cui scelsi l’immagine tratta dal film di Sam Raimi per la copertina di questo blog, lo Spider-Man interpretato da Tobey Maguire visto di spalle e senza maschera. Non fu solo l’amore incondizionato per il personaggio creato da Stan Lee e Steve Ditko, ma soprattutto – ed è importante questo concetto per capire il discorso che verrà – l’assoluta onestà intellettuale con cui lo stesso regista Raimi aveva trattato il “tessiragnatele”. Per capire l’importanza del progetto di Raimi, si potrebbe aggiungere che il suo film rilanciò definitivamente il genere fumettistico al cinema, aprendo un vero e proprio nuovo capitolo nella storia della settima arte. Oppure che riuscì a evocare la meraviglia dei fumetti di Lee come mai nessuno aveva fatto prima divenendo un esempio per i successivi colleghi. O ancora che la profondità del film (richiamata nel titolo di questo blog) diveniva un ideale punto di fuga, un ideale e utopico orizzonte infinito di storie e visioni. Come a dire che da quel momento in avanti, dal quel film in avanti, il cinema, grazie alla computer grafica, al 3D e con l’aiuto dei soggetti tratti da fumetti, poteva aspirare all’immortalità. Lo si sapeva forse già prima, ma con quel film tutti, in un modo o in un altro, ne ebbero l’assoluta certezza. Il resto è storia recente. La crisi degli sceneggiatori a Hollywood, il proliferarsi di film tratti dai fumetti, dalle fiabe, dal fantasy. L’utilizzo massiccio di CGI e 3D... Fino a questo drammatico passo indietro. Un intoppo. Una specie di falla. La prova che c’è qualcosa che non va nel cinema contemporaneo. Nel mercato del cinema contemporaneo…

…Sì, siamo arrivati al film di Marc Webb e alla scelta di realizzare un nuovo Spider-Man. Un reboot di cui, a prescindere dal risultato finale, non se ne sentiva il bisogno.

Il sopravvalutato Marc Webb, regista del modesto “500 (giorni insieme)”, viene chiamato a dirigere un nuovo Spider-Man. “The Amazing Spider-Man” approda così nelle sale, dopo il buon risultato ottenuto dagli “Avenger” e quindi sorretto da un traino commerciale non da poco. Si cambia cast: Emma Stone diventa Gwen Stacy; Andrew Garfield diventa Peter Parker; Martin Sheen zio Ben. Qualcosa cambia anche nella trama e il primo cattivo diventa Lizard.

La trama: Peter ha sette anni quando vede andar via i suoi genitori. Accudito dagli zii, il giovane Peter cresce coltivando una passione e un talento per la scienza fuori dal normale. Proprio questa passione lo attira in un laboratorio scientifico dove viene punto da un ragno radioattivo utilizzato per lo studio della rigenerazione nell’essere umano. Peter si risveglia in metropolitana che sa appiccicarsi alle pareti e compiere balzi incredibili. Saranno questi poteri ad aiutarlo contro il temibile Lizard…

Guardando “The Amazing Spider-Man” di Marc Webb sembra di assistere a un incubo. Personaggi stravolti, trame riscritte, incongruenze narrative. Cavolo, persino il costume non è quello! E ancora, assenza di caratterizzazione dei personaggi, che somigliano a figurine (è un Lizard modello Hasbro); romanticismo spiccio (Gwen fa da infermiera a un Peter che entra dalla finestra come si faceva a Dawson Creek); combattimenti privi di mordente (sparatorie, salti, bambini salvati all’ultimo momento). Si ha voglia di dire basta. Basta con un Peter Parker modello bel tenebroso che va in skate e cazzeggia per le vie di New York giocando (giocando) a fare il vigilantes. Basta con una Gwen Stacy trattata come un pacco postale, contesa dal padre e da Peter, senza darle la minima interpretazione emotiva. Basta con un cattivo, Lizard, che sogna di trasformare gli umani in lucertole. Basta, davvero. Ma la cosa si fa anche più grave guardando più a fondo. Registicamente mancano le idee con l’eccezione della soggettiva di Spidey che potrebbe essere interessante, ma che non viene utilizzata abbastanza. Il ritmo scarseggia in una sceneggiatura apatica, priva della voglia di raccontarti la storia. Manca anche l’immaginazione. La meraviglia. Non solo dello spettatore, che, ok, dopo “The Avengers” in effetti forse si è abituato quasi a tutto. Ma soprattutto, di chi interpreta. Mai come in questo caso gli attori protagonisti appaiono tanto boriosi e tronfi. Andrew Garfield è semplicemente la scelta sbagliata. Viso scuro, occhi rancorosi, vagamente snob. Era l’amico “rosicone” in “The Social Network” e ci sarà una ragione. Emma Stone è bella, certo, da morire. Luminosa, calda, ma si perde a causa della sceneggiatura. Il resto anche non va. Lizard non è credibile, né in CGI, né nei panni umani dell’attore Rhys Ifans, già visto in “Anonymous”. Martin Sheen, invece è l’unico a spiccare. Peccato che muore come da copione, e sbagliando la battuta. C’è chi difende la pellicola di Webb sostenendo che il suo film è più vicino alla serie "Ultimates" della Marvel, ma è come nascondersi dietro a un dito. Diranno: questo è più tenebroso, più oscuro, più realistico. Tutte fandonie. Il punto è che qui qualcosa non va a prescindere. Da un punto di vista prima di tutto cinematografico, e poi certo anche fumettistico, di scrittura, come già sottolineato.

La riscrittura, insomma, può essere una sfida, e a Marc Webb e a tutto il cast - tecnico e artistico - va riconosciuto il coraggio. Ma senza cognizione di ciò che si sta facendo si fallisce miseramente. E senza entrare nel merito della comparazione con il primo film di Raimi - perché sarebbe peggio che comparare “Il delitto perfetto” di Hitchcock con il remake di Andrew Davis del 1998 – “The Amazing Spider-Man” è semplicemente un film sterile, di cui non si sentiva il bisogno, fumettistico in senso infantile del termine, nell’accezione negativa. Davvero strano come alla Marvel siano riusciti in questo inaspettato e in un certo senso offensivo (per il pubblico) autogol. Il film di Webb non reinventa niente, piuttosto stravolge senza appassionare. Raimi ci aveva ricordato che il mezzo Fumetto poteva essere spunto per grandi opere, cinematografiche e non. Webb sembra invece voler dire l'esatto contrario. Un pessimo film fatto da un mestierante. Tra le cose peggiori degli ultimi anni.

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